Viaggio al centro della Novarossi | La seconda puntata va alla scoperta della produzione
Per un appassionato di automobilismo, laureato in ingegneria e modellista da oltre 20 anni, poter osservare una ditta come la Novarossi “da dentro” è come trovarsi nel paradiso terrestre. Emozioni a parte, devo concentrarmi su quanto vedo e sento. All’estremità opposta rispetto agli uffici inizia il viaggio dei futuri motori. Il primo reparto è la “fonderia” in cui arrivano i materiali pregiati che andranno a comporre la lega dei nostri micromotori. La Novarossi ha tre fornitori principali perché ognuno “eccelle” in forniture diverse e nessuno ha il know how globale della Novarossi stessa. Le leghe vengono “miscelate” sapientemente e fuse con amore. Il controllo del processo dalla fusione consente un miglior controllo qualità, permettendo di ripetere le procedure fino a che il risultato non è perfetto rispetto agli standard della Nova.
Subito dopo la fonderia troviamo una serie di macchine utensili destinate non alla produzione vera e propria, ma al reparto “ricerca e sviluppo”; si tratta delle “vecchie” macchine usate da Cesare Rossi nella sede precedente, mantenute sia per motivi affettivi, sia per motivi di praticità nella lavorazione di pezzi sperimentali destinati alla sala motori o a prove dei collaudatori in pista. Solo una piccola parte di questi pezzi sperimentali supereranno i test per poi passare a una fase di pre-produzione per ulteriori prove in pista. Solo alla fine di questa scrupolosa trafila la modifica sarà portata in produzione per arrivare a noi utenti finali. Già da questi dettagli si capisce come la filosofia della Novarossi sia orientata ai “piccoli passi”: la tecnologia evolve, ma non deve andare a scapito del cliente. Il prodotto che arriva al cliente deve avere tutti i crismi dell’affidabilità e della sicurezza; i test di sviluppo non devono essere fatti pesare sulle spalle (e sul portafoglio) dei clienti. In questi 20 anni la filosofia ha sicuramente pagato con motori veloci, potenti e affidabili non solo nelle mani dei piloti ufficiali, ma soprattutto del modellista/hobbysta.
Entriamo quindi nella vera e propria produzione; le macchine utensili sono di ultima generazione, molto simili a quelle che ho visto recentemente all’interno della Ducati (e viste le prestazioni delle Rosse di Borgo Panigale con Stoner, penso non sia un paragone da poco). Ogni macchina ha una sua gemella, in modo da non fermare mai la produzione neppure a causa di guasti; una funziona mentre l’altra fa da “muletto”, manutenuta e programmata in una continua alternanza. Le macchine sono altamente automatizzate e la fabbrica sembra quasi deserta, ma la presenza e la qualità umana è da non sottovalutare con oltre 30 persone impegnate nella produzione e altre 20 nelle fasi successive. La produzione dello scorso anno superava i 50.000 motori! Una cifra di tutto rispetto, ma la capacità produttiva della struttura potrebbe essere anche superiore: potenziando il personale e utilizzando tutte le macchine anziché alternarle, si potrebbe agilmente superare la soglia delle 10.000 unità al mese! Se dovessi produrre un motore, penserei seriamente all’utilizzo di una struttura solida e affidabile come questa.
Il viaggio procede nel reparto di pulizia in cui tutti i singoli componenti vengono accuratamente trattati per eliminare ogni impurità. Come fa giustamente notare Angelo Barchi, sarebbe assurdo lavorare con precisioni centesimali o millesimali per poi lasciare residui di lavorazione o sporco che ne compromettono l’uso.
I componenti puliti arrivano quindi al reparto di assemblaggio in cui troviamo molti “fedelissimi” ed altrettanto esperti dipendenti della Novarossi. Fra queste non possiamo non salutare la mitica Claudia Gatti che, quando non si diverte con i motori in pista, ci lavora in fabbrica. Come dicevamo la fase di assemblaggio è ovviamente fra le più critiche e l’impiego di personale esperto è indispensabile. In questo reparto vengono anche fatte le misurazioni e gli accoppiamenti con strumenti di alta precisione e sensibilità umana eccezzionali.
Una volta assemblati i motori vengono nuovamente puliti e lubrificati, per poi essere imballati e spediti in tutto il mondo. A campione alcuni esemplari subiscono una fine diversa, finendo in sala motori per i test qualità; le prove sonno ovviamente super-stressanti per assicurare il massimo dell’affidabilità. Il “giro turistico” è purtroppo finito, ma ci aspetta una ultima interessantissima tappa con l’incontro con Cesare e Grazia Rossi, sempre in compagnia di Angelo Barchi.
(...to be continued...)
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